L’Italia e l’Emilia-Romagna. Quando si parla della prima, si rischia sempre di mettere tutto e tutti in un grande calderone, come se l’opinione di “Farfallina86” su Twitter valga come quella di una ricercatrice del CERN di Ginevra. Si tratta di una scorciatoia molto in voga tra i politici: chi vince cede sempre alla malsana tentazione di parlare a nome di tutto il popolo, come se un 26% ottenuto su un 64% di votanti valga un plebiscito, ma non è così. Il popolo non è tutto uguale e c’è un’enorme differenza tra chi vive nel rispetto del bene comune e chi non è in grado di rispettare qualunque cosa ci sia fuori l’uscio della sua abitazione.
Cosa accadrà in regioni meno preparate?
I cittadini dell’Emilia-Romagna che in queste ore stanno lavorando giorno e notte per riparare più danni possibile e limitare gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, stanno anche dando una lezione molti altri popoli che abitano questa fragile striscia di terra, una lezione che purtroppo solo in pochissimi recepiranno, soprattutto in quei comuni in cui il rischio idrogeologico rischia di provocare, nel prossimo futuro, immani disastri.
Cosa accadrà quando eventi meteorologici di uguale portata, che saranno purtroppo sempre più frequenti, colpiranno regioni con infrastrutture già disastrate e governate da amministrazioni incapaci elette per semplice voto di scambio? Cosa accadrà quando calamità di questa portata investiranno comunità abituate ad aspettare inerti l’intervento dello Stato che per forza di cose non sarà tempestivo? È una domanda a cui bisogna rispondere oggi, non quando si conteranno i danni e i morti. L’Emilia-Romagna è un’eccellenza, i suoi popoli sono un’eccellenza: non si può dire lo stesso degli abitanti di molte altre regioni italiane, purtroppo.
La politica discute di Covid
Nelle ore in cui a Bologna, Forlì, Ravenna, Rimini, Cesena e in tutte le zone colpite dalle alluvioni si scava nel fango, in quel paesaggio marziano che è ormai il Parlamento Italiano si discute della “fondamentale” Commissione di Inchiesta sul Covid, un’ennesima resa dei conti tra partiti utile solo a smuovere le contrapposte propagande.
Quello che spaventa non è tanto un “potere” sempre più lontano, sempre più incapace di decidere, ma il fatto che di fronte a una tragedia e a una minaccia concreta, quella di eventi che nei prossimi anni potrebbero devastare vaste aree del Paese, la debolissima risposta della politica sia la promessa di un ennesimo piano di contrasto al dissesto idrogeologico che partirà chissà quando, chissà come.
Così, mentre tutti restano fermi in attesa del prossimo disastro, in Emilia-Romagna si continua a spalare fango, a riparare danni, a far ripartire quello che può ripartire, per tornare al più presto a una vita normale. Come se quella non fosse Italia.