In queste ore mi sto divertendo molto a leggere i commenti sotto gli articoli che parlano di un video su TikTok di tale Elisa Esposito, 21 anni, che si definisce (o si fa definire…) “insegnante di corsivo” e se la prende con i suoi haters che la invitano ad “andare a lavorare” invece di guadagnare tanti soldi facendo l’influencer.
“Trovati un lavoro vero”
La ragazza, probabilmente stanca di sentirsi dare della nullafacente da chi non si capacita di come si possa far soldi creando contenuti per i social network, c’è andata giù pesante: “Dietro a questo genere di commenti – ha detto nel video incriminato – ci vedo tanta cattiveria ma soprattutto tanta invidia: se guadagnate 1300 euro al mese la colpa non è mia, con tutto il rispetto per quelli che guadagnano quei soldi anche perché io vivo ancora con i miei genitori che hanno un lavoro umilissimo“.
Spiace dirlo, ma la verità è che Elisa Esposito, diventata “famosa” per aver inventato una parlata scema simile alle tante parlate sceme che inventavamo un po’ tutti alla sua età, ha ragione da vendere. Ha ragione perché l’invidia sociale esiste, perché “trovati un lavoro vero” è il commento più diffuso che un certo popolino rivolge ad attori, registi, cantanti, scrittori, giornalisti e a tutte quelle persone che fanno mestieri che si fondano sulla creatività. Il suo non è un mestiere? Andatelo a dire alle aziende che coprono d’oro gli influencer per sponsorizzare prodotti che poi vendono dieci volte tanto, poi parliamo di cosa è “mestiere” e cosa non lo è.
“Trovati un lavoro vero” è la madre di tutte le frustrazioni, è l’ammissione inconsapevole di chi si sente un fallito, di chi non si rende conto di essere uno strumento di lavoro della persona che insulta. Chi non prova invidia sociale non sente il bisogno di andare a commentare Elisa Esposito o altri personaggi simili: al massimo accenna un sorriso pensando a quanto sia stata furba quella ragazzina che ha fatto tanti soldi con la parlata scema. E poi esce dai social, va a fare una passeggiata nel verde, ascolta un po’ di bella musica e si appaga con ciò che ha.
Elisa Esposito esiste perché esiste chi la insulta su Tik Tok
Dei commenti che si leggono sotto gli articoli che parlano del video (che molti commentatori neanche hanno visto per intero…), quelli più divertenti sono di genitori preoccupati perché la ragazza rappresenterebbe un “modello negativo” per i loro figli. Ci si chiede allora quale sia il “modello positivo”, visto che i dati sull’occupazione femminile non sono certo confortanti e la parità salariale in questa italietta ferma al secolo scorso è ancora un miraggio.
Forse quelle madri e quei padri sognano che le loro figlie sposino il ricco di turno e si chiudano a casa a sfornare pargoli, che smettano di sognare di fare le attrici o le star dei social da milioni di follower. Pensiero legittimo, ma che la famigerata casalinga di Voghera sia un “modello positivo” è assai opinabile.
In realtà Elisa Esposito esiste perché esistono le persone che la seguono su TikTok e che commentano i suoi video, sia in positivo che in negativo. Con quei “segui” e con quei commenti, la maestra si corsivo “monetizza” in vari modi: se lo fa in modo lecito e pagando le tasse che problema c’è? Persino questa indignazione del popolo dei 1.300 euro al mese è funzionale al suo lavoro: tutti i maggiori quotidiani nazionali continuano a parlare di lei perché sanno che grazie ai tanti genitori scandalizzati e agli stessi haters fanno traffico e click. E probabilmente molti di quegli uomini frustrati che le hanno scritto “trovati un lavoro vero” sono corsi a iscriversi al suo canale OnlyFans per dilapidare parte di quei 1.300 euro sbavando sulle grazie di una ragazza che potrebbe essere la loro figlia.