L’ennesimo femminicidio, l’ennesimo criminale, l’ennesima vita spezzata dal mito del possesso. No, Alessandro Impagnatiello non è un folle, non è un bravo ragazzo colto da un raptus, uno che “lavorava tanto” e “salutava tutti”. È un assassino bianco, italiano e perfetto rappresentante di quel modello in decomposizione che chiamiamo “famiglia tradizionale”: la moglie a casa, l’amante, il maschio che rivendica il possesso di entrambe: perché Eva è ancora una costola di Adamo. È quello che chiamiamo “patriarcato” e a volte può uccidere.
Un criminale Made in Italy
Mentre la politica si occupa di questioni ridicole e ideologiche come perseguitare le coppie che ricorrono alla gestazione per altri o il calo delle nascite in un Paese che è solo una piccola striscia di terra in un pianeta sovrappopolato da otto miliardi di anime, tutti fanno finta di non vedere che una società sempre più vecchia, non solo anagraficamente, sta collassando, che la rabbia e le frustrazioni diffuse producono sempre più mostri. Sull’ultimo report sugli omicidi volontari redatto dal Servizio Analisi della Direzione Centrale della Polizia Criminale, si legge che dei 129 omicidi commessi dall’inizio dell’anno, 45 delle vittime sono donne, di cui 37 uccise in ambito familiare o affettivo, 22 dal loro partner o ex partner.
Che Giulia Tramontano fosse stata ammazzata da lui, insieme al bambino che portava in grembo, lo davamo quasi per scontato. E questo dovrebbe farci semplicemente rabbrividire: conosciamo così bene i tumori che nascono da un’imposizione sociale dominante, che ormai facciamo la diagnosi prima ancora che si palesi il male.
Le narrazioni tossiche
E poi c’è il racconto, il tentativo di normalizzare il contesto per sostenere sotto traccia la tesi del caso limite, del raptus, della sofferenza psicologica del criminale. O peggio, si insinuano persino responsabilità delle vittime, arrivando in molti casi a criticare la loro incapacità di “salvarsi”.
L’unica cosa da cui bisognerebbe davvero salvarsi una volta per tutte, è l’idea malsana che la famigerata “famiglia tradizionale”, che è solo una delle molteplici possibilità di convivenza tra simili, sia una ancora una norma imposta moralmente e persino per legge, nei casi più gravi. Quello che è mancato a tutti noi, inconsapevoli metastasi di agglomerati umani contro natura, è quella che oggi le persone intelligenti chiamano “educazione sentimentale” e i trogloditi bollano come “ideologia gender”.