Evasori e sfruttatori non vanno intervistati, sono la zavorra del Paese

Finiti i poveri datori di lavoro che pur offrendo stipendi da favola non trovavano manodopera, è arrivato il turno dei poveri imprenditori che evadono "per necessità"

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Evasori fiscali e sfruttatori di lavoratori parlano in libertà sulle colonne dei grandi quotidiani nazionali, attaccando il fisco e il fu Reddito di Cittadinanza che li ha privati di utili schiavi. Anche questa è l’Italietta, un Paese che non a caso ha una Presidente del Consiglio che durante un comizio è arrivata a definire “pizzo di stato” le imposte. Quelle stesse imposte che le pagano lo stipendio, per intenderci.

La parola agli evasori

E così, anche oggi, mi sono imbattuto nell’ennesima intervista – lagna a un evasore fiscale che giustifica 350mila euro non dichiarati al fisco. La sua attività? Una panetteria, non certo una gioielleria: per tre anni non ha versato un centesimo di tasse allo Stato.

Il panettiere ovviamente ha gli “occhi lucidi” e una storia strappalacrime: il padre, come purtroppo accade abbastanza spesso in tutto il mondo animale, a un certo punto viene a mancare e lui si ritrova a gestire l’azienda di famiglia da solo, perché il fratello, nel 2011, sceglie la “vita comoda” del dipendente, forse perché si rende conto che non tutti nascono per fare gli imprenditori e non ha senso accanirsi nel volerlo fare a tutti costi, magari a spese della comunità. Il panettiere racconta che quando va al cimitero a portare i fiori sulla tomba del genitore gli dice “papà, ho combinato un casino”. Così no però… così viene da piangere anche a me…

Poi viene a mancare anche la moglie, che a suo dire era la persona che faceva quadrare i conti. Ci uniamo tutti al suo dolore, ma non è chiaro il rapporto tra il decesso della congiunta e il corretto utilizzo del registratore di cassa del negozio, che emetteva scontrini da pochi centesimi. Per quello scarica la colpa su una ex commessa, che pare si divertisse a fargli evadere le tasse a sua insaputa. Quante disgrazie tutte insieme, povero panettiere.

Maledetto Covid

E non manca il riferimento al Covid, che ha messo in ginocchio la sua attività. Peccato che la contestazione della Guardia di Finanza all’evasore fiscale parta da prima della pandemia, ma questi sono particolari. E chissà se il sedicente imprenditore sarà stato così “sbadato” da dimenticarsi anche di chiedere i ristori. Chissà. In compenso c’è tutto quello che serve al titolista del Corriere per un bel titolo assolutorio: “Rovigo, il panettiere dei 350 mila euro mai dichiarati: «Lutti, Covid e problemi con le banche: così sono diventato evasore»”.

Infine, il botto finale, quello che aiuta il redattore a scrivere il sommario e il social media manager a pubblicare un bel copy: “A un certo punto mi sono ritrovato a dover scegliere se mettermi in regola col Fisco o pagare i fornitori che mi consegnano la farina, lo strutto, l’olio… Ho scelto loro”. E ti pareva: ha dovuto scegliere se pagare altri onesti lavoratori o il terribile Stato, quello Stato che secondo la Presidente del Consiglio, che probabilmente il povero panettiere ha votato, estorce il “pizzo” ai poveretti come lui.

Colpa del Reddito di Cittadinanza

L’intervista del povero panettiere fa parte di una serie di non-notizie che servono solo a movimentare commenti, ad accumulare click e a giustificare l’ingiustificabile: per anni ci siamo dovuti sorbire le lamentele di poveri ristoratori e titolari di attività di vario tipo che si lamentavano perché “i giovani non hanno più voglia di lavorare e di imparare un mestiere, preferendo stare a casa, sul divano, a prendere il Reddito di Cittadinanza”. Nessuno che abbia mai chiesto a quei signori di mostrare le cifre e le condizioni del contratto offerto, che in molti casi dovevano essere tristemente concorrenziali con quei 400 euro di sussidio.

E finiti i poveri datori di lavoro che pur offrendo stipendi da favola non trovavano manodopera, è arrivato il turno dei poveri imprenditori “strangolati dalle tasse” che evadono “per necessità”. Forse bisognerebbe smetterla di intervistare questa zavorra del Paese e dare più spazio agli onesti, ai tanti che potrebbero raccontare come è difficile mantenere un’attività pagando fino all’ultimo centesimo di quello che si deve allo Stato e ai dipendenti.