Una delle tante eredità che lascia Silvio Berlusconi è l’utilizzo di termini impropri riferiti alla politica. Un’eredità di parole sbagliate come “rancore”, “antipatia”, “invidia” e addirittura “odio”. Una delle più celebri citazioni del leader scomparso è proprio “l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. Chi è venuto dopo di lui le utilizza ormai costantemente, perché sono semplici scorciatoie per liquidare contestatori e avversari politici. Matteo Renzi e Matteo Salvini, ad esempio, utilizzano costantemente questo improprio vocabolario.
Personalmente non ho mai provato nulla di tutto ciò, pur esprimendo giudizi anche molto pesanti su alcuni politici. Perché un politico si apprezza o si disprezza per cosa fa o cosa non fa, per come interpreta il suo ruolo pubblico, per la sua onestà, per le sue idee (ammesso che ne abbia).
E vi dirò: spesso l’uomo che c’è dietro il politico è molto simpatico; quasi sempre è estremamente intelligente, così intelligente da irretire milioni di persone. Con la maggior parte dei politici potrebbe essere piacevole passare qualche giorno di vacanza o condividere dei pasti, ma pochi sono quelli a cui si delegherebbe la gestione del proprio condominio.
Ciò non cambia il giudizio.
Penso che nessuno in cuor suo abbia mai odiato davvero Silvio Berlusconi; penso che milioni di persone ne abbiano disprezzato l’operato e che disprezzino le scorie che ha lasciato. E se qualcuno lo ha invidiato, nella stragrande maggioranza dei casi lo ha anche sostenuto e apprezzato, perché sognava di essere come lui.
Chi bolla i giudizi negativi mettendo in mezzo “rancore”, “antipatia”, “invidia”, “odio”, probabilmente non ha argomenti per confrontarsi e ripete a pappagallo un copione già scritto da altri: come il pubblico finto di quelle trasmissioni che batte le mani quando si accende una scritta luminosa e un tizio inizia a gesticolare, tra uno sketch e i consigli per gli acquisti.