La Caritas, qualche giorno addietro, ha anticipato qualche dato proveniente dai 2.855 centri di ascolto e di servizi diocesani e parrocchiali. Nel 2022 sono cresciute del 12,5% le persone che hanno avuto la necessità di chiedere aiuto, l’età media è di 46 anni, la maggioranza sono donne e sono sempre di più le persone che chiedono un supporto anche se hanno un lavoro.
Crolla il potere d’acquisto, aumentano le truffe
Aumenti dei prezzi dei beni di largo consumo, aumenti delle utenze, a partire dalle bollette nel settore energetico, aumenti dei tassi delle rate dei mutui hanno contribuito ad accrescere le situazione di difficoltà economica e di sostentamento. Questi dati sono rafforzati da quanto contenuto nel Rapporto Italia 2023 dell’istituto di ricerca Eurispes, dove emerge che le spese che mettono in gran difficoltà le famiglie sono il pagamento del canone d’affitto, le bollette e utenze e la rata del mutuo. Tre italiani su dieci hanno difficoltà a pagare le spese mediche.
In questo scenario, richieste di liquidità economica, richieste di prestiti sono aumentate. In parallelo nuovi strumenti, soprattutto quelli incentrati sulla disintermediazione, sono diventati un’opportunità, ma rischiano di diventare un’occasione di truffa se non si è informati ed accorti. I prestiti online o social lending sono ormai conosciuti e possono rappresentare una soluzione, rapida, in caso di difficoltà. Ma che cosa è il social lending? Il social lending è una forma di finanziamento online tra privati coordinata da una piattaforma che mette in contatto investitori (consumatori, imprese) che hanno la volontà di prestare denaro e soggetti che hanno necessità di denaro (consumatori, imprese), soggetti richiedenti.
Cos’è il social lending?
Questi ultimi possono ripagare il prestito nelle stesse forme dei prestiti tradizionali, ad esempio con rate mensili. Il social lending viene considerata come una forma di crowdfunding, si configura come finanziamento collettivo, cioè un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere progetti particolari. Il social lending, o peer-to-peer lending o come da definizione di Banca d’Italia lending based crowdfunding, è regolato da Banca d’Italia che lo definisce in tal modo: “Uno strumento attraverso il quale una pluralità di soggetti può richiedere a una pluralità di potenziali finanziatori, tramite piattaforme on-line, fondi rimborsabili per uso personale o per finanziare un progetto”.
Soffermandoci sui richiedenti il prestito, l’indubbio vantaggio è quello di ampliare le possibilità di accesso al credito per specifiche tipologie di soggetti, come i lavoratori atipici o gli startuppers: vengono richieste minori garanzie rispetto agli istituti bancari, i tempi sono più rapidi essendo gestito tutto il processo tramite piattaforma, i costi sono minori in quanto sono previsti interessi passivi minori. Le sette principali piattaforme di prestiti tra privati censite dall’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano sono: BLender, MotusQuo, Prestiamoci, Smartika, Soisy, Younited Credit, Talents Venture.
Come riconoscere le possibili truffe?
Attenzione ad annunci con errori grammaticali e riferimenti ad indirizzi fisici all’estero o all’identità poco chiara dell’intermediario; attenzione a richieste di denaro in anticipo, spesso motivate con spese istruttorie o anticipo interessi; attenzione alla possibilità di erogazione di finanziamenti senza la richieste di garanzie; attenzione a tassi d’interesse troppo alti, che non tengono in considerazione che la normativa antiusura fissa delle soglie che non possono essere superate per ogni opzione di finanziamento alle quali è possibile accedere.
Per prevenire truffe e raggiri è bene informarsi ed approfondire. Questo il link all’Albo gestito da OAM, l’Organismo di controllo degli Agenti e Mediatori, indispensabile per verificare se l’interlocutore è un operatore autorizzato.