Sangiuliano, Boccia e la telenovela pompeiana

Alain Sangiuliano dopo aver chiesto scusa alla moglie e al signor presidente Giorgia dovrebbe scusarsi con tutti gli italiani

Io vorrei scrivere di altro, ma non è colpa mia se gente come Sangiuliano è al governo del Paese. E quindi ecco una nuova puntata della telenovela pompeiana.

“Io sono il ministro, io sono un uomo”

Se la frase “Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che dirai”, è stata davvero pronunciata dal ministro della Cultura, il signor presidente Giorgia (donna, cristiana, madre e bla bla…) dovrebbe cacciare Alain Sangiuliano con tanto di scuse pubbliche a tutte le italiane, soprattutto a quelle, forse un po’ sprovvedute, che alle elezioni mettono un segno sul simbolo del suo partito.

I limiti di Alain Sangiuliano

Quello che colpisce di più in tutta questa storia è che tutti i sospetti sui tremendi limiti del ministro della Cultura (dai continui strafalcioni su argomenti di cultura generale alla gestione fallimentare delle sue deleghe) sembrano confermati dai tremendi limiti dell’uomo. E questo pone un interrogativo: perché farlo prima direttore di un telegiornale e poi ministro?
Dai flash volutamente spezzettati proposti dall’imprenditrice ed ex amante, Alain Sangiuliano sembra mostrare tutte le caratteristiche dell’uomo qualunque, soggetto molto comune in questa povera italietta.

Il ministero come Tinder

Sembra gestire il ministero come fosse Tinder, l’auto blu come il “macchinone” di grossa cilindrata per farsi bello con la tipa di turno (c’è chi dice che la grandezza del mezzo sia inversamente proporzionale a certe dotazioni, ma non scadiamo), gli scavi di Pompei come “ti porto a vedere la mia collezione di farfalle”.

Il personaggio Boccia

Dall’altra parte si è trovato un personaggio degno di una tragedia greca, che con un’abile campagna di comunicazione sta trattando lui, il signor presidente Giorgia un intero governo e tutta la sua servitù (a cominciare da Tele Giorgia) come delle marionette nelle sue mani.
Pensate a una premier che rinuncia a delle uscite istituzionali per non dover rispondere alle domande dei giornalisti su uno scandalo che coinvolge un suo ministro. Il Paese è in ostaggio di un profilo Instagram che in 3 giorni è passato da 20 mila a 100 mila follower.
E pensare che io, che sono oggettivamente bello e intelligente, per raggiungere la metà delle persone che ha raggiunto la tipa in 3 giorni sono due anni che vi chiedo di seguirmi anche lì. Quasi quasi ci provo con la ministra del Turismo così la finiamo…
Alain Sangiuliano, parlando con il Tg1 (l’ufficio stampa del governo), si è scusato con sua moglie e con il signor presidente Giorgia. Forse dovrebbe chiedere scusa anche a tutte le italiane e gli italiani, per come ha trattato quella che durante il suo giuramento ha definito “la cultura millenaria che promana dalla magna Grecia e passa attraverso Rinascimento e Umanesimo”, quella cultura millenaria che ha fatto finire in delle storie su Instagram.

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