Ho immaginato per un attimo il girasagre in un mondo ideale.
In un mondo ideale, dopo essere stato condannato in via definitiva per aver fatto soffrire 147 persone lasciate per 19 giorni in mezzo al mare, il girasagre otterrebbe la conversione della pena e svolgerebbe un paio d’anni di lavori socialmente utili sulla nave di una Ong.
In un mondo ideale capirebbe, non senza enormi difficoltà, da cosa scappano quelle persone e forse – dico forse – si renderebbe conto che nessuna iniziativa di nessun governo è oggi in grado di fermare quelle partenze.
In un mondo ideale vedrebbe con i suoi occhi quelle madri che perdono i loro figli durante i naufragi. O vedrebbe quei figli che invece si salvano dopo aver visto i loro genitori inabissarsi per sempre. Sentirebbe le loro grida e i loro pianti. Vedrebbe i corpi martoriati dalle percosse e dalle torture. Sentirebbe gli odori forti di quei suoi simili che per sopravvivere percorrono migliaia e migliaia di chilometri.
Mi piace pensare…
Mi piace pensare (ingenuamente) che il girasagre, in un mondo ideale, dopo quei due anni diventerebbe una persona migliore. Che dopo aver visto tanto dolore inizierebbe a guardare i suoi figli con occhi diversi.
Perché in nessun mondo, ideale o meno che sia, si decide in che parte del mondo nascere.
Mi piace pensare (ancor più ingenuamente) che il girasagre, in un mondo ideale, dopo quei due anni lascerebbe per sempre la politica.
Mi piace pensare che, lasciata la politica, proverebbe a far evolvere anche i suoi poveri supporter (per fortuna sono sempre meno…). Per provare a far evolvere quelli che ha fomentato per anni contro i migranti, facendo leva su fallimenti di vita e frustrazioni, mettendo i penultimi contro gli ultimi.
Lo so, un mondo ideale non esiste. E se esistesse probabilmente nessuno dovrebbe scappare dal luogo in cui nasce per non morire di fame e di sete, o per non finire sotto una bomba.
Però ogni tanto fa bene allo spirito immaginare qualcosa di meglio rispetto allo schifo che ci circonda.