In pochi anni Giorgia Meloni è passata dal 4% a quasi il 30%, ha preso in mano il Paese e la sua stessa coalizione, diventandone la leader incontrastato, malgrado i tentativi del povero girasagre di risalire la china.
Più di mezza Italia è all’opposizione
Da “Io sono Giorgia” a “Signor presidente Giorgia”, tutto in un battito di ciglia. Complici le divisioni delle segreterie dei partiti del centrosinistra: per colpa loro più di mezza Italia guarda con preoccupazione le leggi assurde della maggioranza relativa che governa, dai demenziali centri per migranti in Albania (un gigantesco spreco di soldi per fomentare un po’ di popolino semi analfabeta) alle manette facili per chi si permette di protestare, manco fossimo nel ventennio.
Il suicidio politico del centrosinistra in Liguria
Basterebbe davvero poco a mettere insieme i partiti che rappresentano le persone perbene (che per fortuna sono ancora numericamente di più rispetto a trogloditi e analfabeti funzionali) e mandare a casa questa gente, ma evidentemente i personalismi e le posizioni di principio prevalgono ancora sulla percezione di un’emergenza democratica, basti vedere cosa è successo in Liguria, dove la sconfitta di Andrea Orlando ha tutto il sapore del suicidio politico. Per ottomila voti ha vinto una coalizione che presentava l’erede di un ex presidente che si era dovuto dimettere perché finito in una maxi inchiesta per corruzione. Ottomila voti persi per inutili divisioni della coalizione, divisioni che non ci sono nelle altre regioni che andranno al voto tra meno di un mese. Una follia.
L’eterna campagna elettorale di Giorgia Meloni
Chi davvero sente la pressione della vera maggioranza degli italiani, quella che vota partiti che vanno in ordine sparso o non va proprio a votare, è proprio il signor presidente Giorgia. Per questo, pur governando da più di due anni, serra i ranghi e continua a comportarsi come la segretaria del circolo del Movimento Sociale di Garbatella in eterna campagna elettorale. Continui video sui social con sorrisetti più o meno stizziti in cui attacca le opposizioni, monologhi su Tele Giorgia nel salotto di Bruno Vespa e sui telegiornali (ormai ridotti a patetiche parodie dei cinegiornali dell’Istituto Luce), discorsi in Parlamento sulla falsariga di quelli del suo predecessore, Silvio Berlusconi, ma lui almeno aveva qualche dirigente spendibile, lei è arrivata al suo “appuntamento con la storia” con i Lollobrigida, i Sangiuliano, i Giulii e le Santanchè.
Il risultato? Un Paese fermo con un’economia stagnante, con famiglie che faticano sempre di più per arrivare a fine mese per l’aumento dei prezzi. A questa emergenza il governo del signor presidente Giorgia risponde salvando i ricchi, che non pagheranno un centesimo in più di tasse e penalizzando i poveri, che subiranno direttamente i tagli lineari che ha imposto ai ministeri, che vivono come un terno al lotto ogni viaggio in treno perché un chiodo potrebbe paralizzare l’intera linea ferroviaria, che aspettano due anni per una visita specialistica in ospedale, che rinunciano alle vacanze perché altrimenti non hanno da mangiare. Eppure la votano ancora, perché la campagna elettorale permanente paga. Perché in questa italietta il “metodo Wanna Marchi” funziona sempre.
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