Daniela Santanchè non sembra sul punto di dimettersi, neanche dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio. “Sono certa della buona fede della Idem ma le dimissioni sarebbero auspicabili. Serve atto di responsabilità: politica deve dare l’esempio” twittava Giorgia Meloni il 20 giugno del 2013. L’allora ministra per le Pari Opportunità era stata indagata per un’Ici non pagata, una contestazione abbastanza lieve rispetto a quelle che gravano sull’attuale ministra del Turismo, su cui pende anche l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps: per i giudici avrebbe incassato la cassa integrazione durante il Covid pur facendo lavorare alcuni dipendenti di Visibilia, la sua società.
Idem e Santanchè: due pesi e due misure?
In un Paese normale, se un membro del governo in carica viene indagato per aver frodato lo Stato si dimette all’istante, anche se convinto di essere innocente. E lo fa innanzitutto per tutelare le istituzioni, per evitare che vi sia il dubbio che a occupare un posto di responsabilità e di rappresentanza ci sia qualcuno che ha danneggiato il Paese che dovrebbe rappresentare. Il 24 giugno del 2013, l’allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, chiede a Josefa Idem di rassegnare le dimissioni. E lo fa prima del voto in Senato su una mozione di sfiducia presentata contro di lei. Per la cronaca, l’accusa di truffa aggravata ai danni del comune di Ravenna (si parlava di 8.462 euro non versati) andò in prescrizione. Terminò lì anche la sua carriera dell’ex campionessa mondiale olimpica, che non fu mai più candidata nelle liste del Partito Democratico. Cosa succederà invece a Daniela Santanchè?
Giorgia Meloni al momento tace…
Nel frattempo, le ore passano e Giorgia Meloni tace. Durante la conferenza stampa di inizio anno aveva lasciato intendere che avrebbe valutato il caso nel momento in cui sarebbero emerse delle novità. Novità che sono arrivate nel giro di poco, con la decisione del gup di Milano, Anna Magelli, che come da previsioni della vigilia ha rinviato a giudizio la ministra del Turismo e gli altri imputati. A lei e alle aptre persone coinvolte nell’inchiesta, il nucleo di polizia economico della guardia di finanza di Milano contesta sette anni di bilanci truccati, dal 2016 al 2022, che sarebbero serviti a nascondere perdite di milioni di euro.
I flop della Santanchè ministra
Diversi esponenti della maggioranza già ostentano garantismo e presto, verosimilmente, arriveranno i soliti e telefonati attacchi alla magistratura. Che poi, a volerla dire tutta, su Daniela Santanchè non pende solo la spada di Damocle dei processi per le sue attività di imprenditrice, ma anche un’istruttoria aperta lo scorso mese di agosto dalla Corte dei Conti per la grottesca campagna di comunicazione “Oper to meraviglia”, costata un sacco di soldi e finita nell’oblio. Difficile trovare, nella storia della Repubblica, iniziative così evanescenti e fallimentari. Nel Paese normale di cui sopra una ministra avrebbe consegnato le dimissioni solo per quello, esprimendo vergogna e chiedendo scusa al suo popolo. Nell’Italietta di oggi, aspettiamo fiduciosi un cenno della premier.