“Bibbiano” per anni è stato un caso di cronaca messo al centro del dibattito politico. Una vicenda che doveva restare chiusa nei confini delle responsabilità personali delle persone coinvolte, ma è stata trasformata da una propaganda criminale in una questione di Stato.
Lo sciacallaggio politico
Non si cancellano le parole di Luigi Di Maio, vicepremier e leader di un movimento che nel 2018 raccoglie 10,7 milioni di voti (molti di più di quelli raccolti dal partito dell’attuale premier alle ultime elezioni), che accusa un partito di “togliere i bambini alle famiglie con l’elettroshock”.
Non si cancellano i “pellegrinaggi” con fotografi e cameraman a seguito, come quello della stessa Giorgia Meloni, che nel 2020 si fa immortalare all’ingresso del comune con il cartello “siamo stati i primi ad arrivare, saremo gli ultimi ad andarcene!”.
Non si cancellano le immagini di quel raduno a Pontida, a settembre del 2019, con il leader della Lega, Matteo Salvini, che fa salire dei bambini sul palco al grido di “Mai più bimbi rubati alle mamma e ai papà, mai più bimbi come merce”. E non si cancella la vergogna di Lucia Borgonzoni, oggi sottosegretaria alla Cultura, che pochi giorni prima sfoggia in aula del Senato la maglietta con la scritta “Parlateci di Bibbiano”.
Una macchia indelebile
Per anni un’intera parte politica, compreso chi non votava e non vota per quel Partito Democratico “colpevole” di avere un sindaco accusato di abuso d’ufficio (reato che gli stessi sciacalli vogliono abolire da anni…), è stata infamata. Tutti bollati come orchi, ladri di bambini, pedofili. Per non parlare del danno che è stato fatto al sistema degli affidi, che salva migliaia di bambini da situazioni di degrado e di violenza.
E no, non è una questione marginale rispetto alla vicenda giudiziaria e alle sentenze arrivate e a quelle che arriveranno. “Bibbiano”, al netto dei destini di tutte le persone coinvolte, dai bambini alle famiglie, dagli accusati al sindaco della città, resterà una delle più grandi macchie nella storia della nostra Repubblica e della nostra democrazia.