Non so se il nuovo logo del Ministero della Scuola e del Merito sia più o meno inquietante delle idee di Giuseppe Valditara sull’istruzione. Di sicuro, nello sceglierlo, a viale Trastevere devono essersi ispirati a una recente frase dello stesso ministro: “Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”.
Farsi spernacchiare da Toninelli: fatto
Sì, perché quella specie di bollo non è solo brutto, ma sarà anche fonte di umiliazione per chi dovrà utilizzarlo sulle buste, sulle carte intestate, sulle pagine del portale del Ministero, sui cartelloni e su tutti gli altri materiali di comunicazione. Per capire la portata dell’onta, basta citare il commento dell’ex Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, che lo schernisce così: “Bellino dai il logo. L’avete fatto con Windows 95?”. Cosa c’è di più umiliante di farsi spernacchiare da un ex Ministro che immaginava giochi per bambini e ristoranti su un viadotto autostradale?
Il logo di Mimmo Modem è più bello
Probabilmente siamo di fronte al più brutto logo della storia dell’umanità: molti utenti lo paragonano a quello di Mimmo Modem, un creator digitale molto seguito sui social. La differenza è che il logo di Mimmo Modem ha un senso, fa sorridere, descrive bene ciò che presenta. Quello del MIM è un disperato tentativo di brandizzare un ministero con i colori dell’attuale partito di maggioranza relativa, l’ennesimo goffo prodotto di chi vorrebbe instaurare una “egemonia culturale” della destra che non esiste e non potrà mai esistere, proprio perché il livello culturale di questa destra è fedelmente descritto da quel logo e dalla grottesca campagna “Open to meraviglia”, voluta dalla Ministra Daniela Santanché.
Alcuni, in quelle quelle due “M” stilizzate, leggono un richiamo ai simboli del ventennio, ma personalmente non sono convinto che il grafico che ha partorito quella roba lo abbia fatto di proposito: propendo più per degli irrisolti infantili, l’ossessione di voler dare una forma a quel “fantasma formaggino” che finiva inesorabilmente spalmato sul panino. E poi i fascisti avevano un’ossessione per l’estetica: sotto il regime, l’ideatore dell’infame bollo sarebbe stato mandato al confino e probabilmente lì sarebbe rimasto anche dopo la Liberazione, in virtù di un’apposita disposizione transitoria inserita in Costituzione.